Il Rione
Il Celio è il XIX° Rione di Roma, nato nel 1921 da una suddivisione del rione Campitelli. La sua storia però, risale all'antica Roma: il Celio è infatti uno dei mitici sette colli.
Stemma
Nello stemma è rappresentata la testa di un uomo con lineamenti africani, con un copricapo a foggia di elefante e spighe d'oro su fondo d'argento, a memoria di un busto con questa fattezze ritrovato in Via Capo d'Africa e conservato presso i Musei Capitolini.
Confini
Il Rione si estende tra Via S. Giovanni in Laterano, Piazza del Colosseo, Via di S. Gregorio, Piazza del Circo Massimo, Via di Valle delle Camene, Via di Porta S. Sebastiano, Viale delle Mura Latine, Viale Metronio, Via della Navicella, Via di S. Stefano Rotondo.
Il Celio non è solo uno dei rioni di Roma, il XIX formato nel 1921 da una suddivisione del rione Campitelli, ma corrisponde anche ad uno dei mitici sette colli. Anticamente il colle veniva chiamato Querquetulano in quanto ricoperto da boschi di querce, mentre solo successivamente ha assunto il nome attuale, in onore di Celio Vibenna, condottiero etrusco che, secondo la tradizione, avrebbe aiutato il futuro Re Servio Tullio, sesto Re di Roma, nella conquista del colle.
Il colle era diviso in tre parti: il Coelius (dove attualmente si trova la basilica dei Ss.Giovanni e Paolo), il Coeliolus (la propaggine del colle dove si trova la chiesa dei Ss.Quattro Coronati) e la Succusa (ubicata fra Coelius e Coeliolus).
Nelle mura Serviane, della quali oggi si ignora il tracciato nella zona, si aprivano le porte Celimontana corrispondente all’attuale Arco di Dolabella (da cui partiva l’antica Via Celimontana che seguendo il percorso delle attuali Via S. Stefano Rotondo, Via D. Fontana e Via Statilia arrivava a Porta Maggiore), Querquetulana (punto di partenza dell’antica Via Tuscolana corrispondente all’attuale Via dei SS. Quattro) e Capena, che segnava l’inizio della Via Appia.
Il colle, alimentato da numerosi acquedotti, fu occupata da ville, da templi: del Divo Claudio, di Ercole Vincitore, di Minerva Capta, edifici pubblici: “Macellum Magnum” ed edifici con funzioni ausiliarie ai giochi che si svolgevano nel Colosseo: i “Ludi” (caserme dei gladiatori, di cui tra Via Labicana e Via S: Giovanni in Laterano è possibile vedere il “Ludus Magnus”), il “Saniarium” (ospedale) e lo “Spoliarium” (obitorio).
Di fatto, fu solo con la costruzione delle Mura Aureliane, alla fine del III secolo d.C., che il colle viene incluso all’interno della cinta muraria cittadina.
La fine dell’Impero provoca uno spopolamento progressivo del colle che continua nel corso del Medioevo e del Rinascimento facendogli assumere un aspetto quasi rurale. L’unica dorsale che mantenne un aspetto “urbano” fu quella lungo Via S. Giovanni in Laterano, che era percorsa dai cortei papali che raggiungevano la Basilica di S. Giovanni.
Intorno al 1600, l’attività urbanistica riprese, anche se limitata alla costruzione di ville quali l’attuale Villa Celimontana e Villa Casali (poi distrutta per far posto all’Ospedale Militare), il resto rimaneva occupato da vigne e appezzamenti agricoli.
Questa situazione rimase invariata fino alla seconda metà dell’800, quando il colle fu oggetto di espansione urbanistica, favorita dalla disponibilità di aree vicino al centro città. Fu così che l’aspetto del rione fu via via modificato, attraverso la costruzione dell’Ospedale Militare, e dei palazzi da adibire ad abitazione, fino ad assumere l’attuale aspetto urbanistico.